venerdì 30 giugno 2017

Trovare la propria voce

Lo spunto per questo post nasce da una recensione dI Michela Murgia, una stroncatura di un fumetto ascoltata un po' di tempo fa a “Le Storie”, il programma di Augias su RaiTre. Ciò che mi ha colpito è stata la motivazione della stroncatura: il difetto del fumetto era che cercava di ammiccare alla critica più impegnata, introducendo nella storia elementi di spessore, filosofici, con il risultato di essere un ibrido poco convincente, non abbastanza originale ma neppure così tradizionale da poter ricevere l'attenzione e l’apprezzamento del pubblico e della critica ortodossi. E infine concludeva con il suggerimento all'autore di non perdersi in questa via di mezzo poco convincente, ma di trovare la propria voce, di essere più originale; questo è stato un tentativo, ma troppo timido per essere degno di nota e di spessore.
E sapete perché non avrà mai i favori della critica impegnata? Perché comunque rimane un “fumetto” e, si sa, un fumetto è roba per ragazzini, una narrazione di serie B. Non c'è niente da fare, chi la pensa così continuerà a pensarla così anche se scrivete la Divina Commedia a fumetti. Quindi inutile cercare di compiacerli perché a loro non piacerete mai!
Mi sovviene un aneddoto di qualche hanno fa quando mio padre ascoltò l'esibizione di Caparezza al concerto del Primo Maggio, seguita subito dopo da un classico della musica italiana, forse De Gregori. Due generi completamente diversi e mio padre commentò: “Questa sì che è una canzone, non come quella di prima: ‘non sono stato io-siete stato voi’... che cazzata!”. Ora, la cazzata in questione era “Non siete Stato voi” di Caparezza. Se si legge il testo, si scopre che tanto cazzata non è; ora, a parte il tema politico condivisibile o meno, la canzone fa un bellissimo gioco di parole tra la frase “non sono stato io” (come a dire, sono innocente) e “non siete Stato voi”, ovvero voi (politici) non siete lo Stato, non lo rappresentate, perché con la vostra corruzione e malaffare lo avete tradito. Il testo è tutt'altro che una cagatina, oltre ad essere un continuo di giochi di parole e doppi sensi che neanche Dante, è una palese critica socio politica, quindi si può dire che questa canzone è decisamente impegnata e strutturalmente complessa. L'altro testo invece era banalotto, né impegnato, né complesso, belle paroline orecchiabili. È vero, se non ascolti le parole, di primo acchito Caparezza sembra che borbotti cose senza senso, può essere persino fastidioso, e può apparire che la canzone sia una roba tipo “sono stato io, no sei stato tu”... insomma una cagatina alla “vengo anch'io - no tu no”. Che è esattamente ciò che è sembrato a mio padre, mentre De Gregori da un punto di vista musicale è decisamente più orecchiabile.
Insomma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Certo qui c'è anche un ascolto distratto, disattenzione, però se uno pensa che quello che fai è merda di livello inferiore, una robetta leggera, difficilmente riuscirai a convincerlo del contrario per quanto sia “impegnato” il tuo testo. La morale della favola è che non si può scimmiottare un determinato stile/genere sperando di accattivare il pubblico adepto a tale stile/genere, perché intanto rimarrà schifato comunque. Tradotto in soldoni, da un punto di vista letterario, è inutile che in un certo genere pongo elementi mainstream per accattivarmi una fetta di pubblico che solitamente snobba il mio genere (tipico è il fantasy, considerato dai più una stupidata) perché continuerà a snobbarlo comunque. E viceversa rischierai di scontentare i lettori più assidui che troveranno fastidiosa l’introduzione di questi elementi mainstream. Intendiamoci: non voglio dire che se scrivi fantasy non puoi affrontare un tema impegnato e devi solo scrivere favolette per bambini, o che non puoi mischiare più generi tra loro ma devi essere sempre rigido e rigoroso. Tutt'altro, si può osare ma si deve osare fino in fondo. Avere il coraggio di essere originali, di urlare con la propria voce fuori dal coro. Non si possono inserire elementi che si discostano dai canoni solo per strizzare l'occhio a una determinata fascia di pubblico perché il lettore se ne accorge e ne rimane infastidito; la via di mezzo finisce per scontentare tutti. Tantovale stravolgi tutto, osa e cerca di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima, o almeno non l'ha fatto in quel modo. A molta gente non piacerai per niente ma altri potrebbero impazzire proprio per la tua voce fuori dal coro.