mercoledì 13 ottobre 2010

1. La sveglia

La sveglia a forma di rana suonò, avvisandola che erano le sette e un quarto.
Nooo. Devo andare a scuola.
Con una manata Brook Davis spense il suono molesto. Si mise a sedere sul letto. Guardò la Malefica Molestatrice Mattutina. «Perché non cammini, ranocchia?» La rana-sveglia iniziò a muovere le zampette di plastica, fece alcuni balzi sul comodino finché non raggiunse il bordo, un altro balzo e precipitò sul pavimento. Si ruppe.
«Ops.»
«Brooook!» l’urlo di sua madre dal corridoio. «Cos’hai combinato?»
«Niente, la rana-sveglia è caduta e s’è fatta male.»
La strega spalanca la porta e accende la luce.
Noo. La luce no. Spegnispegni.
Dà un’occhiata alla plastica sparpagliata sulle piastrelle. «Quante volte ti ho detto di non fare incantesimi di prima mattina? Sei mezza rincoglionita dal sonno e fai solo dei disastri.»
È bello avere una mamma che ti vuole bene.
«Non che di pomeriggio vada meglio, intendiamoci.»
E che sa come metterti di buon umore di primo mattino.
«Sbrigati! Metti a posto quel casino e preparati per andare a scuola, che io non ho tempo per farti la colazione…»
E quando mai ce l’hai?
«… Ho il treno alle otto meno un quarto per Bologna, tornerò per il week-end.»
Ma stacci pure un mese a Bologna.
Hilary Davis fece alcuni passi nel corridoio, poi tornò sulla soglia.
Fissò Brook negli occhi, poi fece un cenno verso i resti della rana-sveglia. «Sei in grado di ricomporla?»
No, non le veniva in mente niente per aggiustarla, a parte l’attack. Ma sua madre l’aveva fissata con quello sguardo alla Hilary, quello della serie: “ma perché ho una figlia buona a nulla?”, e non gliel’avrebbe data vinta. «Sì, certo.»
Sua madre la guardò con sufficienza; era un’altra espressione alla Hilary che stava per: “tanto lo so che non sei capace.”
«Bene, allora arrangiati», disse la signora Davis. Poi si voltò di scatto e si diresse a passo svelto verso l’uscita in fondo al corridoio.
Brook digrignò i denti e strinse i pugni. «Maledetta strega!»
......

«Ema!» gli corse incontro «è successa una cosa gravissima.» disse gesticolando
«MMM è morta!» simulò una faccia afflitta.
«E chi è MMM?» chiese l’halfling.
Emanuele sorrise: «La malefica molestatrice mattutina.»
«Ema non ridere! Devi aiutarmi. Dobbiamo rimetterla in sesto, dobbiamo aggiustarla», agitava le mani come una forsennata, «È in mille pezzi, voglio che torni come nuova.»
«Ok, stai calma la aggiusteremo.» Si rivolse a Marina: «è la sua sveglia.»
L’halfling fece un cenno d’intesa, come a dire: “ah, ora sì che ho capito”.
«No-no non posso stare calma, non capisci Ema? Mia madre l’ha vista e mi ha provocata, crede che non sia capace a ricomporla. Ma le farò vedere io.» Agitò i pugni: «Gggh, maledetta strega!»
«Ma non sei anche tu una strega?» chiese l’halfling.
Brook la guardò di sbieco «E questa chi è? Una tua amica?» Non attese risposta. «Cara amica di Emanuele, sì, sono una strega, ma una di quelle buone, mia madre invece è come la strega malvagia di Biancaneve, intesi?» le puntò l’indice davanti.
Marina tirò indietro la testa. «Ok, calmati, chiedevo.»
Brook si rivolse all’amico: «A dopo Ema, mi raccomando, pensa a cosa fare.»
Si allontanò a passo svelto.
«Ehi, che caratterino! Siamo sicuri che sia lei la strega buona?», domandò l’halfling.
Emanuele sorrise: «Non conosci Brook Davis.»
«Non mi piace per niente, è prepotente e arrogante.»
«Non farti ingannare dalle apparenze: fa un po’ la dura, ma per gli amici darebbe anche il cuore.»
«Se lo dici tu. Davvero hai intenzione di darle una mano per quella sua malefica-qualcosa-sveglia?»
«Certo. Qualsiasi cosa per fare un dispetto alla signora Davis. E poi MMM è un’istituzione. Ce l’ha da quando eravamo bambini; mi dispiace sia morta.»
«Una ragazza così non l’aiuterei a fare niente.»
Emanuele si fece serio: «Invece lei mi ha aiutato, e anche tanto.»
.....

«Ci sei?»
La voce di Marina lo riportò alla realtà. «Sì, scusami ero soprappensiero. Devo trovare un incantesimo adatto.» Si voltò verso di lei. «E visto che tu sei la più secchiona della classe…»
Marina scosse la testa. «Non ci pensare nemmeno.»
«Dai, un aiutino. Dimmi almeno su che libro devo guardare.»
«Non ti servirebbe il libro, tu non sei un mago.»
Fece un’espressione furbetta, della serie: ti ho fregato!” «Allora esiste un incantesimo per l’occasione.»
Marina sospirò: «E va bene. Ti dirò come fare, ma solo se mi spieghi perché ci tieni così tanto. Per caso, ti ha stregato?»
Emanuele sorrise: «Più o meno.»