venerdì 19 settembre 2014

Agli editori ritardati


Non per fare polemica, ma...
E invece sì la voglio fare!
Io mi chiedo: gli editori contemporanei nostrani soffrono per caso di ritardo mentale?
No no, non lo dico da invidiosa non pubblicata, ma proprio da psicologa. Il mio è un serio interrogativo accademico.
No perché se si guardano (così, la butto lì, eh!) le classifiche dei libri più venduti,generalmente ai primi posti chi ci troviamo? Oltre al fatto che solitamente sono autori americani o comunque anglosassoni, c’è un “piccolo particolare” che dovrebbe saltare agli occhi anche a menti non particolarmente brillanti... Ovvero che i generi di maggior successo sono quelli incentrati sulle storie, e in particolare storie fantastiche, intriganti, non storie di tutti i giorni; mi riferisco dunque a generi quali thriller, fantasy, etc... (se non erro, tra le classifiche best-seller svettano fantasy e chick-lit)
Dunque mi si spiega perché cazzo le case editrici quando organizzano contest letterari si fissano e fanno sempre vincere quei cazzo di romanzi di formazione di merda?!!
Mi riferisco ad esempio alla Giara o a Masterpiece. E allora che cazzo metti a fare che si accetta “qualsiasi genere letterario”? Scrivi chiaramente che accetti solo sti minchia di romanzi di formazione, possibilmente autobiografici, e sei a posto!
Storie di gay raccontate da uno che, toh!, casualmente è gay; violenza sulle donne narrata da una che ovviamente le buscava dal marito, ecc. ecc. ecc. ecc...
Io non sono per la “discriminazione di genere” (letterario), non credo nel genere di serie A e quello di serie B, ma se devo ammetterlo, l’unico genere che mi sta davvero in culo è quello autobiografico, per il semplice fatto che una volta che hai scritto la tua storia, che cazzo scrivi? Per me non sei davvero uno scrittore se non sei in grado di inventarti una storia!
O dovrei forse pensare che Calvino fu davvero dimezzato da una palla di cannone? O che Stevenson riuscì davvero ad evocare il suo io malvagio?
Ecco, ci siamo capiti.
Quindi in sintesi gli editori: 
- non possono certo scegliere questo tipo di “scrittori” per un investimento futuro, visto che sono i meno affidabili, dato che una volta raccontata la loro vita, presumibilmente non avranno altro da raccontare (forse la storia della zia, del nonno, del vicino? Bah...)
- né tantomeno per la dura&cruda legge del denaro, visto che come abbiamo visto non sono neppure i generi più redditizi (no, neppure qui in Italia, di cultura tradizionalmente non fantastica, questi generi spopolano, tant’è vero che in cima alle classifiche svettano sempre gli stranieri!) 
Quindi?
Perché questa scelta insensata?
BAH...