martedì 2 aprile 2013

Italiani: quel popolo di Geni Incompresi™


Molti si lamentano (per verità, a ragione) che le grandi case editrici sono formate da incompetenti e sono schiave del marketing e della corsa al bestseller e quindi i “Veri Talenti™“ rimangono nell’anonimato o sono pubblicati solo da case editrici minori. Fermo restando il primo punto si cui sono d’accordissimo (l’incompetenza degli editori), sugli altri concetti avrei qualche rimostranza da fare. Innanzitutto sfatiamo questa leggenda che le CE minori sono di qualità maggiore delle grandi: io tutta questa presunta qualità superiore non l’ho mai vista, anzi, spesso la spazzatura e l’incompetenza degli editor regnano sovrane ancor più che nelle grandi CE. Poi OK ci sono le eccezioni, ma quelle esistono anche nelle big: anche loro ogni tanto, per sbaglio, ne imbroccano uno.
E allora mi viene un attimo un dubbio sulla presunta talentuosità degli autori inediti: siamo sicuri che l’Italia sia piena di geni della letteratura incompresi? 
Ne dubito.
Il mio sospetto è che in media gli scritti pervenuti facciano davvero SCHIFO! E mi riferisco alle opere scritte almeno in un italiano decente, quelli che scrivono sgrammaticati nemmeno li calcolo (purtroppo c’è pieno anche di questi fenomeni). Il problema di coloro che almeno scrivono in un italiano leggibile non è tanto il talento, ma è l’atteggiamento nei confronti della scrittura. Sì perché il talento, qualora presente, VA EDUCATO! Il diamante grezzo non vale un granché; bisogna lavorare ed esercitarsi sulla propria scrittura per trasformare il talento grezzo in un’opera preziosa.
Ma questo in Italia raramente avviene. Perché?
Prendiamo il caso degli americani: caso strano la maggior parte dei bestseller sono i loro e sono loro spesso a dettare le mode mondiali. Come mai? Non è solo una questione di esterofilia e di pregiudizio positivo riguardante gli anglosassoni, ma se analizziamo le opere, in media (perché anche qui esistono le dovute eccezioni, ovviamente)sono qualitativamente superiori. 
Perché questo? Sono più talentuosi gli anglosassoni? E’ una questione genetica?
Non credo proprio!
Il fatto è che gli anglosassoni hanno un atteggiamento differente verso la scrittura, non scrivono “a caso” o “seguendo l’istinto”, come pare andar tanto di moda qua da noi, ma frequentano scuole di scrittura creativa! E questo lo posso tranquillamente affermare senza leggere le loro biografie.
Come faccio a dirlo? Sono un’indovina?
Purtroppo non ancora... :/
Il mio alter ego in Sims3 spera presto di raggiungere il top della carriera da indovina.

Senza poteri soprannaturali, mi basta leggere un romanzo americano e vi assicuro che la cosa è evidente. Perché se usate uno stile trasparente, be’... “TRASPARE” dal romanzo, non c’è niente da fare. Un occhio disinformato è probabile che non colga gli accorgimenti impiegati dall’autore e che non si renda conto della tecnica adottata, ma questi non sfuggono a un occhio preparato. Diventa proprio una deformazione professionale: si vede subito (anzi, si legge) che l’autore è competente e adotta una tecnica di scrittura consapevolmente.
Lo stesso non si può dire degli italiani, dove è altrettanto evidente che gli autori adottano la tecnica “alla come capita” se siamo fortunati, sennò è proprio “alla ca**o di cane”!
Non solo, ma in Italia ci sono dei Geni™ come Roberto Cotroneo che scrivono addirittura manuali di scrittura, pur essendo loro stessi incompetenti in materia [dagli esempi che fa nel libro è evidente che non sa gestire il POV (ovvero il punto di vista del narratore che cambia persino all’interno di uno stesso periodo, producendo un effetto fastidioso nel lettore perché perché non si capisce chi pensi cosa), anzi è probabile che non sappia nemmeno cosa sia]. Per non parlare di quell’altro genio che addirittura apre una scuola di scrittura a Torino, pur scrivendo frasi di una banalità imbarazzante (sulla sua competenza a livello di scrittura creativa non mi ci metto nemmeno perché è come sparare sulla croce rossa). Ora, visto lo stato penso dei “Geni Compresi” posso solo immaginare come siano quelli “incompresi”. 
Ma il fatto è che neppure io prendo come oro colato tutto ciò che insegna la scuola americana perché secondo me ci sono degli assunti che andrebbero riveduti, anche perché, pur scrivendo secondo le regole di scrittura, non sempre si ottengono dei risultati di qualità e viceversa.
Si deduce che c’è ancora molta strada da fare: i consigli delle scuole di scrittura creativa sono preziosissimi ed evitano gli errori più banali da principianti, ma da soli NON BASTANO! 
C’è ancora molto da dire sulla narratologia e l’Italia potrebbe fare la sua parte; il problema è che NON PUO’ partecipare al discorso perché è IGNORANTE in materia (e come ci insegna una delle Buone Regole di scrittura: non parlare di ciò che non sai!). Quindi quando gli “Esperti del Settore” parlano, dicono cazzate perché non sono competenti e discutono sul nulla, senza affrontare in modo costruttivo alcuni noccioli della questione che secondo me rimangono insoluti (vedi il problema razionalità vs emozioni e il già citato tecnica vs qualità).
Ma prima di smontarle, le regole le devi conoscere: Picasso ha studiato la prospettiva prima di stravolgerla. 
Lo Scrittore Italiano™ crede di essere dedito al Cubismo e non si accorge che fa solo scarabocchi!


         


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